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Il mio paese
"GUARDIA PLENA BONIS, FERT ARDUA SIGNA LEONIS. LOQUITUR IS LINGUA, QUI LINGUA LEGEBAT IN ORE. CLAMAT IN GRELI, CAUI CANIT AETATIS HONORE. NEC TACET GUARDIAE, QUI FALLITI, UNIT IN OMNE"
La fondazione: tra realtà e leggenda
Le origini della città vedono mischiate tra loro realtà e leggenda, alimentata e arricchita dagli storici locali con aneddoti e invenzioni, tra i quali si ricordano padre Nicola Colagreco del convento di San Francesco, tuttavia per le origini di Guardiagrele è intervenuto anche Domenico Romanelli con la tesi della perduta città di Romulea, leggendo male gli appunti dell'Antinori e le descrizioni di Tito Livio, alimentando la leggenda di una città perduta al tempo dei Romani. Le tesi su ciò sono state smentite in parte dell'archeologo Giulio De Petra che fece scavi a Cluviae di località La Roma (in territorio di Casoli), poi da altri archeologi quali Adriano La Regina, e dallo storico guardiese Lucio Taraborrelli
Guardiagrele andò distrutta durante l'invasione francese del 1799, poiché gli orsognesi, cugini nemici di Guardiagrele, il 25 febbraio 1799 con l'ausilio francese entrarono nella città e bruciarono l'archivio comunale presso il convento dei Francescani. Le fonti per il Medioevo in effetti, restano il Cartulario dell'ex abbazia di San Salvatore alla Majella, documenti della Curia arcivescovile di Chieti, e gli Annali dell'Antinori.
Tra le leggende della storiografia guardiese, sull'origine remota del paese, vi è la fondazione da parte dei Pelasgi nel II millennio a.C., leggenda riportata in gran parte dai testi riguardanti la fondazione, opere di Romanelli, di Colagreco, e Ranieri, ma non supportata da rinvenimenti archeologici in situ, eccettuata la necropoli di Comino (IX-VIII sec. a.C.), che però riguarda tombe di varie popolazioni Marrucine e Carecine, e non giustificherebbe l'esistenza di una città italica importante nell'altura di Guardiagrele.
Nonostante i numerosi rinvenimenti archeologici delle contrade, tra cui Piano Venna, Villa San Vincenzo, Melone, Comino, attribuiti all'epoca protostorica, italica e romana, conservati nel Museo archeologico Filippo Ferrari di Guardiagrele, testimoniando una presenza di villaggi in questa area a confine con i Marrucini di Teate e i Frentani di Anxanum, non vi sono dati archeologici, né tracce di monete o ruderi che riconducono a un periodo precedente il IX secolo d.C. l'esistenza di un centro vero e proprio, nell'area dell'attuale paese di Guardiagrele, a differenza delle descrizioni appassionate di Colagreco e Ranieri di un fiorente centro economico con templi e monumenti. Infatti lo stesso Ranieri, citando nelle sue Memorie postume la Cronaca di Colagrevo, riconosceva improbabili iscrizioni murarie abrase dal tempo nelle principali chiese di San Nicola, San Silvestro e Santa Maria Maggiore, sostenendo che le chiese fossero state edificate su sontuosi templi.
L'ascendenza pagana che le fonti attribuiscono ad alcune chiese del centro storico, come le chiese di San Nicola, San Silvestro e il Duomo, non è sostenuta da documenti, se non dalla cronaca del falsario Padre Nicola Colagreco, da cui attinsero tutti gli altri storiografi locali. Manca infatti, anche presso gli storici quali Strabone, Plinio il Vecchio, Tito Livio, ecc. ogni riferimento all'età imperiale o tardoantica, con documenti o citazioni in lapidi o nelle memorie degli storiografi romani e specialmente nelle Memorie di storiografi più recenti che si sono occupati dell'area Frentana, come Pietro Pollidori, Domenico Romanelli o Anton Ludovico Antinori; alcune affermazioni pollidoriane su Guardiagrele sono state contestate, data la sua fama di produttore di documenti falsi e campanilistici. Risulta invece attestata la persistenza di un ordinamento paganico-vicano in tutta la zona prima dell'arrivo dei Longobardi, benché secondo Taraborrelli non sarebbe sorta prima dell'XI secolo con l'edificazione del Torrione di Guardiagrele. Tale insediamento rurale corrisponderebbe alla località detta oggi Villa di Grele.
Fonte: Wikipedia